La via normale all’Agner non esiste
Sabato ho salito l’Agner e ho avuto a che fare con il concetto stesso di “banalizzazione della montagna”: la via normale, dal bivacco in su, è quasi ininterrottamente ferrata; non c’è posto per le difficoltà naturali che oppone il monte, tutto è reso sicuro, a prova di bomba, chiarissimo, ma in fin dei conti uguale a qualunque altro percorso con cavo metallico su una qualsiasi altra cima delle Dolomiti. Ho forse intuito cenge esposte ma mai orride, ho forse intuito passaggetti di primo grado divertenti, aggiramenti intelligenti, ma non ne sono sicuro… di sicuro c’era solo un lungo cavo metallico la cui presenza era impossibile da non notare/usare. La via normale all’Agner non esiste più.
Viviamo costantemente in un mondo antropizzato, tra cemento e acciaio, e ci tocca ritrovarcelo anche sulla vetta del Gigante di Pietra. Non voglio fare il melodrammatico, so che l’alpinismo vero ha mille spazi liberi dove poter crescere e prosperare, anche nelle famose e affollate Dolomiti: se sabato – ad esempio – avessi salito la dirimpettaia Torre Armena non avrei trovato cavi. Ciò non toglie che chi continua a banalizzare le vie normali con infrastrutture metalliche in nome della sicurezza dovrebbe essere fermato, perchè non ha davvero capito nulla. Le montagne in sé sono solo sassi, ma sono lo specchio di ciò che siamo noi, e in giro vedo tanta ignoranza, superficialità, ambizione, interesse economico, quindi è probabile che tra 10 anni qualche benintenzionato attrezzerà anche a valle del bivacco e persino giusto prima della cima… Non c’è da esser ottimisti.
Vorrei che i cavi metallici non invadessero sempre di più le vie normali, vorrei che i piantatori seriali di spit non inquinassero le vie classiche, vorrei che non si tracciassero altre vie ferrate perché quelle che ci sono bastano.
Non sono pregiudizialmente contrario alle ferrate, anche se in generale non amo percorrerle: le trovo semplicemente banali e ripetitive, ti scollegano dall’ambiente in cui sei, mettono tra te e il monte un’eccessiva presenza dell’elemento umano, antropico, artificiale. Le ferrate ti rubano la vetta (che non potrai dire di aver davvero salito con le tue sole forze), ti tolgono la soddisfazione, limitano la fantasia, sono puro artificio, funambolismo becero per spiriti un po’ poveri. Ma poichè non sono uno di quei talebani che le eliminerebbe tutte, vorrei solo che non se ne facessero delle altre e che da esse fossero lasciate libere le cime.
Soprattutto sono contrario alla banalizzazione delle vie normali con l’uso e l’abuso degli infissi metallici. Basta cavi messi qua e là per rendere più “sicura” la salita. Una salita in montagna deve essere sicura o insicura in base a ciò che il monte ci presenta e quello solo dobbiamo accettare. Se la riteniamo inadatta a noi, bene, possiamo RINUNCIARE. Ci sono così tante cime raggiungibili per sentiero, si vada su quelle! E’ così difficile?


Lei ha perfettamente ragione. Ho salito l’Agner diversi anni fa e c’era solo la corda fissa su una cengia orizzontale poco dopo il Bivacco Biasin. Il resto era libero e la salita me la ricordo con particolare soddisfazione. Probabilmente il fatto che abbiano ferrato altri tratti è conseguenza nel tempo della realizzazione della ferrata “Stella Alpina”. Se sei solo un ferratista meglio che non ci siano difficoltà diverse, specie pensando che arrivano dopo 3/4 ore di salita.
In ogni caso il ferrare le vie normali, specie su cime prestigiose, è senz’altro da condannare.
Direi che lei ha avuto un bel privilegio, a suo tempo. Penso anch’io che il ferrare la via normale sia una conseguenza della ferrata Stella Alpina. Così non dovrebbe essere, secondo il sentire più moderno (le ferrate dovrebbero essere fini a sè stesse, non interessare le vette, non invadere le vie normali).
D’accordisssssimo!!!
Buongiorno, anche io ricordo solo un pezzo di cordino proprio dietro il bivacco per un traverso e poi tutto il resto della salita senza nessuna sicurezza.
Domani mattina dopo tanti tanti anni ripeterò’ la salita.
vediamo..
Luca
Sono perfettamente d’accordo con te Luca.
Per contro io invece sarei un po più “talebano”……certi obbrobri , certe deturpazioni , certe mancanze di rispetto nei confronti della natura andrebbero eliminati.
Che noia però.
Se vuoi agganciari al cavo e rimanere in sicurezza, lo fai. Se invece vuoi procedere slegato e in modalità alpinistica, senza l’uso delle protezioni artificiali, lo puoi fare. Basta rompere le palle per ogni cosa. Sei un vero alpinista? Bene, sali senza l’utilizzo del cavo e stop
Rileggi meglio l’articolo così eviti di annoiarti.
Sono capitato qui cercando dettagli sulla via normale dell’Agner e ho letto questo piacevole post che mai è stato così attuale come in questi ultimi anni, dove l’accessibilità alla montagna sta diventando un problema e non più una possibilità. Ne parlavo proprio l’altro giorno con un amico, su come ho una repulsione generica per le ferrate e questa voglia di costruire percorsi aerei ovunque, facendo diventare ormai delle giostre artificiali molte vette, che altrimenti sarebbero inaccessibili ai più. E se sono inaccessibili, probabilmente così dovrebbero restare, invece di trovarsi poi code e code di persone che salgono perché “tanto c’è il cavo, uso quello” snaturando ogni aspetto della salita e aumentandone anche il rischio per molti “inadatti”. Sogno alcune vette da una vita e so che probabilmente non le farò mai, ma non mi sognerei di montarci un ascensore per arrivarci in cima. Faccio quello che riesco, e magari migliorerò o peggiorerò tecnicamente, ma senza stravolgere quel che è l’ambiente. Togliamo un po’ di ferro, e probabilmente togliamo anche un po’ di code, caos e voli inutili in elicottero del cnsas… Un saluto e buona montagna!
Scrivete cose senza conoscere …. la via normale esiste e non è quella descritta da voi che è una variante più recente… la normale dal Bivacco in sù, si sviluppa in una serie di canalini da prendere molto prima della ferrata e quindi sale ovest/ nord ovest… la linea che descrivete voi ad un certo punto scende e aggira la base della cima salendo nord… Capre!
Pubblico con un po’ di ritardo questo commento perché ero in ferie. Si tratta del primo intervento su questo sito in 25 anni contenente un insulto (un bel “capre!” con tanto di punto esclamativo), rivolto a me e a chi ha commentato. Direi di assegnare subito all’autore il “Leone Da Tastiera Award”, che sarà consegnato direttamente a casa sua in busta chiusa non appena ci farà prevenire l’indirizzo privatamente. Continua così, che vai bene.
Venendo al merito dell’intervento, non mi sento in grado di fare osservazioni, perché non ho informazioni a riguardo. Ho consultato i libri che ho qui, altri siti web, tutti descrivono la via normale dal bivacco in su che cito io come la “normale” (e di sicuro prima degli interventi non era attrezzata). Se la via originaria passava su un tracciato un po’ diverso, non lo so. Cambia poco, però. Il mio discorso può essere applicato a molti altri casi. Avrei potuto intitolare l’articolo “La via normale alla Cima dei Brentoni non esiste più” usando le medesime parole. Se indico la Luna, non ha senso guardare il dito, come fai tu. Capisco che il tema infiammi gli animi, è sempre stato così. Io ho solo espresso il mio personale punto di vista, senza eccessi. Ripeto, non sono un talebano contro le ferrate. Ne ho percorse tante, e tante ne ho descritte qui. Suggerisco solo di non ferrare le cime per ridurne la difficoltà oggettiva, di non snaturare le vie normali, di non tracciare altre ferrate perché (secondo me) ce ne sono anche troppe. E’ un discorso molto generale che in questo caso è partito dall’Agner ma poteva partire anche da un altro esempio.