Escursioni

Traversata delle Marmarole (trekking integrale)

Questa lunga, difficile, solitaria ed entusiasmante traversata è una vera perla per l’escursionista evoluto. In tre giorni di fatiche si percorre l’intera catena delle Marmarole, con direzione est-ovest, transitando per luoghi di severa bellezza come i Lastoni delle Marmarole, il Meduce di Dentro, la Forcella Vanedel che domina Val del Fogo e Val d’Oten, o come la Val di Mezzo, sotto il Pian dello Scotter. Si visitano all’opposto paradisi per lo spirito, dove l’orografia invita alla meditazione ed alla calma, come la Val Longa o il Meduce di Fuori.
Lontane ma non troppo, fanno bella mostra di sé alcune delle più famose architetture dolomitiche: le Tre Cime di Lavaredo, i Cadini di Misurina, il Cristallo, il Sorapiss, la Croda dei Toni e l’Antelao.
La traccia da seguire, a differenza di un tempo, è sempre evidentissima. Solo un nebbione fitto potrebbe far nascere dei dubbi. I tratti più difficili sono attrezzati con funi o scale metalliche ma il resto del percorso, lungo pendii ripidi a volte franosi, spesso esposti, attraverso forcelle in quota, è delicato e richiede grande concentrazione.
Lungo il percorso s’incontrano tre bivacchi ottimamente posizionati, utili per trascorrervi due o tre notti in base alle proprie forze e al tempo a disposizione. Consiglio di concentrare nella prima tappa il grosso del percorso, lasciando alla seconda la parte più difficile da un punto di vista tecnico. La terza tappa sarà più rilassante ma conterrà la chicca della Cengia del Doge.

Zona: Dolomiti, Marmarole.
Difficoltà: EEA – percorso con diversi tratti attrezzati ma assai esposto, lungo, selvaggio.
Tempi: ore 9.30 il primo giorno; ore 6.00 il secondo; ore 4.30 il terzo.
Cartina: Carta Topografica Tabacco 016 – DOLOMITI DEL CENTRO CADORE

Relazione giorno 1: dal Rifugio Bajon al Bivacco Musatti

Per iniziare e terminare questa lunga escursione sarebbe assai auspicabile posizionare un’auto a San Vito di Cadore e farsi portare da un amico al Pian dei Buoi, sopra Lozzo di Cadore.
Da Belluno o dal Passo della Mauria ci si dirige a Lozzo di Cadore dove le indicazioni da seguire sono quelle in marrone per il Pian dei Buoi. La lunga strada di 15 km che si inerpica con innumerevoli e stretti tornanti verso questo meraviglioso pascolo in quota, è percorribile in salita dalle 9 alle 13 e in discesa dalle 14 alle 17. Nella restante parte del giorno è invece a doppio senso di marcia. Presso il pianoro essa diventa sterrata, supera il Rifugio Marmarole e prosegue verso il Rifugio Bajon (1828 m), ove si parcheggia.
Si imbocca il sentiero 262 che in discesa va in direzione ovest. Si prosegue con saliscendi sotto la Croda Bianca e in 2 ore si arriva a Forcella Sacù (bivio, tabelle). Qui si tralascia il sentiero per il Rifugio Chiggiato e si imbocca il 260 che traversa a mezza costa e supera un largo canale al centro del quale si scorge un piccolo serbatoio di acqua. Si superano due tratti molto ripidi ed esposti (attenzione) e ci si immette nel largo canale detritico che scende da Forcella Jau de la Tana. Alla base di un salto roccioso iniziano le infrastrutture metalliche del Sentiero degli Alpini. Grazie a scale di ferro e a dei cavi metallici lo si supera e si prosegue facilmente per un pendio prativo sino ad un secondo tratto roccioso dove riprendono le attrezzature. Prossimi ormai alla forcella, il percorso si sposta decisamente a destra per poi tagliare orizzontalmente a sinistra, sino allo stretto intaglio (2600 m). Il panorama si apre verso Cristallo, Cadini di Misurina e Tre Cime di Lavaredo. A destra si scorge la cuspide del Cimon del Froppa, la cima più alta del gruppo e sotto di noi si apre un catino ghiaioso che prelude alla zona dei Lastoni delle Marmarole. Sempre lungo il segnavia 260 si scende decisamente nel catino evitando con intelligenza salti rocciosi e zone ingombre di massi. Ad un tratto appare più in basso, verso ovest, il rosso Bivacco Tiziano affiancato dalla struttura in muratura del glorioso ex rifugio omonimo (2246 m). Per pendii di erba e rocce si arriva in breve alle due strutture. Sin qui 6 ore e mezza dal Bajon.
Dal retro del bivacco, il sentiero scende ad una madonnina di metallo e prosegue con moderata pendenza risalendo la Val Longa. Dopo un incredibile prato disseminato di piccole doline si devia decisamente a destra risalendo un erto pendio erboso, sino ad una cresta che conduce ad un valico posto tra due cimette con ometto di vetta. La più alta è quella a nord (2644 m), che si raggiunge in breve. Tornati alla forcelletta si scende per il versante opposto che guarda il Meduce di Fuori e dove già si può scorgere il Bivacco Musatti. Un pendio detritico, un ghiaione ed un pendio prativo portano alla struttura, a 2111 metri di quota, sovrastata dal Campanile San Marco (ore 3.00 dal Bivacco Tiziano, ore 9.30-10 dalla partenza). Il Bivacco è dotato di 9 posti letto. L’acqua si trova scendendo per 20 minuti lungo il sentiero 279 che porta in Val d’Ansiei.

Relazione giorno 2: dal Bivacco Musatti al Bivacco Voltolina

Dietro il bivacco (tabelle) parte il sentiero 280 che risale brevemente la vallata per poi inerpicarsi a destra lungo prati ripidissimi (attenzione!). Dopo un po’ si incontrano dei provvidenziali cavi metallici, si traversa a sinistra sotto pareti strapiombanti e si vince un ultimo salto roccioso attrezzato, sbucando presso la Forcella del Mescol. Dall’intaglio ci si cala nello stupendo catino del Meduce di Dentro ove regna un vero e proprio caos di massi. Facendo attenzione alle segnalazioni, ci si porta in piano verso ovest, più o meno sotto la Forcella di Croda Rotta dove il segnavia suggerisce di risalire, prima per prati e poi all’interno di una canale, dove cavi metallici e scale permettono di raggiungere le ghiaie soprastanti (fare attenzione a non smuovere sassi!). Una volta in forcella si traversa a sinistra (cavi) sino sotto ad un secondo intaglio. Qui il sentiero si getta verso il basso con direzione sud e poi ovest, sopra la Forcella Vanedel, dove si giunge percorrendo un pendio ripidissimo, in parte agevolato da funi metalliche che consentono di scendere una paretina di roccia. La forcella (2372 m) è una “V” meravigliosa, da cui verso sud si ammira la Val d’Oten. A questo punto si attacca la parete opposta della forcella con due passi atletici, aiutandosi con una scala e dei cavi che immettono su una cengia rocciosa ed un successivo pendio calcareo. La direzione da seguire è nord-ovest ma qui i segnavia sono se possibile ancora più fitti che in tutto il resto del percorso. Giunti alla Forcella del Col Negro si scende verso ovest, si attraversa un circo ghiaioso e si superano circa 20 m di espostissima cengia, ben attrezzata con funi metalliche. Poco oltre si arriva al centro della valle, dove c’è un bivio. A destra scende il sentiero 278 che porta in Val d’Ansiei, dritto davanti a noi prosegue il 280 verso la Cengia del Doge mentre a sinistra sale il sentiero 278, che in 20 minuti porta al Bivacco Voltolina (2082 m; 9 porti letto; acqua lungo il torrente che costeggia la traccia). Ore 6.00 dal Bivacco Musatti.
Se ci si sente in forma, al bivio si potrebbe proseguire per la cengia, arrivare a Forcella Grande e poi scendere a San Vito, concludendo la seconda tappa in 10 ore e portando a termine la traversata in 2 giorni. Consiglio però il pernottamento al Voltolina in quanto si tratta di un bivacco posizionato in un luogo dove passare una notte è un must. La fretta, inoltre, qui non è consigliabile.

Relazione giorno 3: dal Bivacco Voltolina a San Vito di Cadore

Dal Bivacco Voltolina si torna al bivio e si sale a sinistra per il sentiero 280, entrando ben presto nel magico mondo della Cengia del Doge, che alta su pareti a picco permette di immettersi nella Val di San Vito senza perdere quota. La cengia è sempre esposta ma ben attrezzata nei punti difficili e franosi.
A quota 2047 si incontra un bivio dove andrà scelto il sentiero 226 che porta a Forcella Grande (2255 m), in direzione sud. Seguendo le indicazioni per il Rifugio San Marco si perdono rapidamente oltre 200 m di quota arrivando in 30 minuti presso il caseggiato del rifugio (ore 3.00 dal Voltolina). Vi si passa di fronte, giusto davanti all’ingresso, e si prosegue, imboccando il sentiero che nel bosco perde quota e porta in breve alla carrozzabile per il Rifugio Scotter (1580 m). Per raggiungere San Vito non resta altro da fare che proseguire per la strada, sfruttando le scorciatoie o addirittura scendendo dritti per l’ampia pista da sci. Ore 4.30 dal Biv. Voltolina. Ricordo che la strada di accesso al Rifugio Scotter è chiusa al traffico dalle 9 alle 18 in entrambi i sensi di marcia.

Luca Bridda

Fondatore di www.abcDOLOMITI.com, laureato in economia con master, lavora da 20 anni nel settore human resources e nel settore web marketing/vendite. Ha pubblicato articoli per le più note riviste dedicate alla montagna e all’alpinismo, è appassionato da trent'anni di alpinismo e arrampicata sportiva. Ha pubblicato una guida escursionistica, una guida di arrampicata sportiva, un libro di racconti dedicati alla montagna, e ama dipinge montagne https://www.abcdolomiti.com/varie/disegni-e-dipinti-di-paesaggi-montani-luca-bridda/

8 pensieri riguardo “Traversata delle Marmarole (trekking integrale)

  • Ciao! Bellissimo giro, complimenti. Mi chiedevo, serve il kit ferrata?

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    • Ciao Bea, direi che il kit da ferrata ci sta proprio bene (io lo avevo), per fare in sicurezza i molti tratti attrezzati, fermo restando che questo percorso non va considerato come una ferrata. Buone salite.

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  • Ciao, ottimo suggerimento, lo sto studiando sulle carte. Vorrei farlo nei giorni 26/29 luglio. Qualcuno è interessato?

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  • Aggiungo: partirò da Auronzo arrivando via Monte Agudo, direi rif. Ciareido (5 ore). Non è un po troppo 10 ore la tappa Baion – Musatti? Hai escluso sosta al Tiziano per le condizioni del bivacco che ho letto essere non buone? Grazie

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  • Aggiungo che partirò da Auronzo via Monte Agudo, direi Ciareido (5 ore). Una domanda: perchè tra Baion e Musatti non hai inserito notte al Tiziano spezzando le 10 ore di cammino? Per le condizioni del bivacco che ho letto non essere buone? Grazie

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    • Ciao, la sosta al Tiziano è molto consigliata, noi la evitammo perché avevamo tre giorni in tutto e volevamo concentrare lo sforzo nel secondo giorno. Francamente ricordo che le sue condizioni erano buone per una nottata, non so cosa sia cambiato in peggio.

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  • Adriano Fantini

    Ho fatto questo straordinario giro, all’inverso, qualche anno fa, partendo da Passo Tre Croci e facendo la ferrata vandelli. Credo però che il verso più corretto sia questo qui indicato. Il percorso è continuamente esposto, su ghiaino spesso instabile, con cavo non sempre presente (molto consigliato però il kit ferrata). Ricordo ancora con apprensione il momento in cui, scendendo verso il Musatti completamente esausto, mi accorsi che il cavo finiva, e che bisognava ridiscendere gli ultimi metri di prato ripidissimo (che oltretutto appariva appena franato) senza alcuna sicurezza. Credo sia stato il momento che più mi ha terrorizzato di tutte le mie esperienze montane.

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  • L’ho fatto 2 volte. La prima (1998) partendo dalla Capanna degli Alpini (Val D’Oten), passando dal Galassi, Biv. Voltolina (pernottamento), Tiziano (pernottamento) Forc. Marmarole, Chiggiato, Val d’Oten, con attrezzatura da ferrata. La seconda (2005) in solitaria e senza attrezzatura(solo ramponi) nell’ambito della traversata Passo Monte Croce di Comelico-Calazo, prenottando al Biv. Fanton (seriamente danneggiato da una valanga, e al Musatti. Per un escursionista esigente credo sia il massimo. Sotto tutti i punti di vista. La solitudine è ovunque. Complessivamente ho incontrato 7 persone sommando le 2 esperienze (mesi estivi!). Stambecchi e camosci a non finire. Nel cuore la quieta serata al Voltolina, tra lievi nubi evanescenti, e la luna piena del Tiziano. Però la vera chicca è la corposa sorgente che nasce e sparisce nel nulla nel giro di pochi metri, alla base del pendio che sale al Voltolina. Le difficoltà le concentrerei nella cengia espostissima vicino al Voltolina, al superamento di forcella Vanedel e soprattutto al tratto poco sotto f.lla Marmarole se si ha l’intenzione di scendere al Chiggiato.

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